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La nuova sfida legale: le criptovalute.
Con l’avvento della “tecnofinanza” (Financial Technology o FinTech) e di nuove tecnologie “dirompenti” favorite dai progressi della crittografia, nuove valute svincolate da enti centralizzati (quali le banche) sono entrate nei mercati e catturato l’inevitabile attenzione da parte di svariati investitori.
Stiamo parlando delle “criptovalute”, rappresentazioni digitali di valore utilizzate come mezzo di scambio o detenute a scopo di investimento, tra queste, la più famosa è sicuramente bitcoin.
Frutto della Grande Recessione del 2008, nata come risposta alla sfiducia dei cittadini nei confronti del sistema bancario, bitcoin tocca il suo massimo storico nel 2021, con un valore intorno ai 60mila dollari e una capitalizzazione di mercato oltre i 1.000 miliardi. Una nuova “moneta” quindi, non controllata da banche o intermediari, scambiata peer-to-peer, alla pari, tra i singoli “partecipanti” c.d. nodi.
Le criptovalute si muovono su “tecnologie basate su registri distribuiti”, di cui la blockchain è una specificazione, che trovano disciplina nel nostro paese con l’art. 8-ter, D.L. 135/2018, c.d. “Decreto Semplificazioni”, convertito con la legge 11 febbraio 2019, n. 12. Proprio per la loro caratteristica di muoversi su registri decentralizzati e distribuiti (Distributed Ledger Technology), ogni transazione in criptovalute è irreversibile e, come si evince dal termine stesso, “criptata”, non è infatti agevole identificare chi stia dietro ai wallet, portafogli (rectius: portachiavi) tramite i quali è possibile generare gli indirizzi.
La conseguenza finale è che risulta quasi impossibile, trattandosi di pseudonimi, individuare da dove provengano o a chi siano destinati determinati pagamenti. Questo ha spinto truffatori da ogni parte del pianeta a servirsi di tali strumenti ai fini di perfezionare i loro piani criminali, in maniera tale da depistare eventuali attività investigative spesso incentrate proprio sulla ricostruzione delle movimentazioni di denaro.
Nonostante il legislatore italiano, sia uno dei precursori a livello mondiale nella regolamentazione di tali tecnologie, le normative in questo campo sono davvero pochissime, CONSOB e Banca d’Italia hanno da poco dichiarato, in un comunicato congiunto, che “l’acquisto di cripto-attività non è soggetto alle norme in materia di trasparenza dei prodotti bancari e dei servizi di investimento e continua a essere sprovvisto di specifiche forme di tutela”.
Tuttavia, con il D. Lgs. del 25 maggio 2017, n. 90 e successive modifiche, anche i prestatori di servizi relativi all’utilizzo di valuta virtuale, c.d. “exchange”, convertitori di denaro in criptovalute, sono soggetti a vari obblighi previsti dalla normativa antiriciclaggio.
È un sistema nuovo che necessita di altissima specializzazione e di un’attività di ricerca che vada oltre il c.d. diritto “tradizionale”. Lo Studio Legale Internazionale Giambrone & Partners, vanta una lunga esperienza nel Contenzioso Forex, con avvocati in continuo aggiornamento in grado di fornire consulenza a clienti di tutto il mondo che intendono recuperare gli investimenti perduti tramite truffe e raggiri.
Inoltre, il carattere transnazionale delle criptovalute richiede, ai fini della corretta comprensione dei singoli casi, un’impronta internazionale e interdisciplinare che, lo Studio legale Giambrone, è in grado di fornire grazie alla presenza capillare dei nostri avvocati sia in Europa che al di fuori della comunità europea.
Giambrone & Partners è uno Studio Legale Internazionale con sedi a Milano, Roma, Palermo, Napoli e Sassari. Per avere maggiori informazioni, non esitate a contattarci qui o, in alternativa, scriveteci all’indirizzo info@giambronelaw.com oppure,contattateci telefonicamente ai seguenti recapiti:
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