Conclusione del processo Adduci: condannato per il duplice omicidio Scorza-Hedhli

Si è concluso con una condanna il processo che vedeva imputato l'allevatore Adduci Francesco per il duplice efferato omicidio commesso nei confronti di Scorza Maurizio e Hedhli Hanene.

Dopo due consecutive udienze-fiume tenutesi ieri e oggi, la Corte d'Assise presso il Tribunale di Consenza ha condannato Adduci Francesco (detto "Franchino") alla pena di 21 anni di reclusione e al risarcimento dei danni in favore dei genitori della donna, costituitisi parti civili a mezzo dell'Avvocato Giorgio Bianco dello Studio Legale Giambrone & Partners.

La Corte ha, quindi, accolto la ferma richiesta di condanna formulata dal Pubblico Ministero Di Riello e dal legale della famiglia Hedhli.

Richieste formulate all'esito delle rispettive discussioni argomentate nell'udienza di ieri, nelle quali il Pubblico Ministero ha ripercorso tutti gli eventi, a partire dalla telefonata-trappola dell'Adduci verso l'utenza dello Scorza, all'epoca sottoposta ad intercettazione, con la quale quest'ultimo venne attirato nel podere dell'imputato ove si è consumato il duplice delitto.

Telefonata che, come sostenuto dal PM, costituisce l'elemento grazie al quale poi si sono potute verificare tutte le successive condotte, di qui l'importanza rivestita dalla condotta dell'Adduci, il quale ha poi contribuito a ripulire la scena del crimine, individuata nel podere dell'imputato e non nel luogo in cui venne rinvenuta l'auto dello Scorza con i due cadaveri e l'agnello.

Ma sono molte altre ancora le prove a carico di Adduci che hanno convinto la Corte circa la sua colpevolezza.

La manomissione dell'impianto di videosorveglianza presente all'interno del podere, un'evidente corrispondenza tra gli orari come ricostruiti dalla Pubblica Accusa e quelli dei tabulati e delle telecamere, le relazioni scientifiche svolte dai Ris sui frammenti di vetro rinvenuti nel podere di Adduci, l'inattendibilità della figlia dell'imputato (per la quale era stata richiesta la trasmissione degli atti alla Procura per falsa testimonianza), il silenzio assordante e privo di giustificazioni dello stesso Adduci, il carattere debole e lacunoso delle consulenze depositate dalla difesa, che non sono state in grado di confutare la tesi accusatoria.

Un duplice omicidio di stampo chiaramente 'ndranghetista, che - come poi argomentato in sede di discussione poi dall'Avvocato Giorgio Bianco del Foro di Sassari - ha coinvolto suo malgrado anche Hedhli Hanene, trovatasi nel più classico "posto sbagliato al momento sbagliato".

L'Avvocato Giorgio Bianco ha posto l'accento sulla crudeltà riservata alla donna, colpita all'interno dell'abitacolo da ben 12 colpi di pistola da distanza ravvicinata: un intero caricatore. Un atto ancor più barbaro - ha sottolineato il legale dei coniugi Hedhli - se si considera che, come emerso dalla relazione del perito Dott. Chiarello, la Hedhli "ha avuto modo di rendersi conto di quello che stava accadendo".

Come detto, non sono state ritenute dalla Corte convincenti le tesi formulate dai co-difensori dell'Adduci (rappresentato dagli Avvocati Gianfranco Greco e Cesare Badolato), specie alla luce di un quadro probatorio così schiacciante ed evidente.

In particolare, la circostanza che la Hedhli avesse dichiarato nel corso della telefonata in cui si sono sentiti gli spari che lei in quel momento si trovasse in località Villapiana non è stata ritenuta attendibile alla luce dei cospicui elementi avversi all'Adduci. L'asserita natura oggettiva di tali dichiarazioni più volte rimarcata dalla difesa - come sottolineato in sede di repliche dal Pubblico Ministero prima e successivamente dall'Avvocato Davide Lorrai (sempre dello Studio Legale Giambrone & Partners, quest'oggi in sostituzione del Collega di parte civile) - non sono affatto oggettive stante la notevole distanza (circa 30 km) che avrebbero dovuto percorrere da quella località al luogo di rinvenimento dell'auto in pochissimi minuti.

A seguito della pronuncia della Corte d'Assise di Cosenza, l'Avvocato Giorgio Bianco, pur esprimendo soddisfazione per l'accoglimento delle proprie argomentazioni e della Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro, ha tuttavia sottolineato come purtroppo - da un lato - i mandanti di tale efferato duplice omicidio siano rimasti ignoti, e - dall'altro lato - ciò che rimane è il dolore immenso di un'intera famiglia, quella di Hedhli, che ancora oggi non riesce a darsi pace di fronte a quanto accaduto la sera del 4 aprile 2022, e con cui dovrà purtroppo conviverci per tutta la vita, perchè - conclude l'Avvocato Bianco - "la perdita di un familiare è sempre dolorosa, ma per un genitore non c'è sofferenza più grande che quella di perdere l'affetto più caro che abbia, il proprio figlio".

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