Lavoro: nomadi digitali, una norma per attirare talenti dall'estero

A seguito dell’emergenza epidemiologica, il governo italiano mediante la legge di conversione del decreto sostegni ter (Legge n. 25/2022) ha disposto il rilascio di un permesso di soggiorno della durata di un anno a quei lavoratori c.d. digitali, i quali possono svolgere la propria attività lavorativa altamente specializzata con mezzi propri e da remoto.

Originariamente, prima dell’emergenza epidemiologica, ciò non era possibile da attuare ed i lavoratori digitali per risiedere regolarmente nel nostro paese dovevano fare affidamento procedure più complesse, come ad esempio la residenza elettiva, nascondendo la propria attività lavorativa da remoto.

Una potenzialità per lo sviluppo del lavoro da remoto nel più complesso panorama della regolamentazione contrattuale, fiscale e previdenziale del lavoro a livello internazionale.

La procedura

Ai sensi dell’art. 6 - quinquies del D.L. 4/2022 viene prevista una specifica modalità di ingresso (articolo 27, T.U. Immigrazione, e fuori dai flussi) per i lavoratori nomadi digitali e da remoto non appartenenti all'UE. Si considerano come tali i cittadini di un Paese terzo che svolgono attività lavorativa altamente qualificata attraverso l'utilizzo di strumenti tecnologici che consentono di lavorare da remoto, in via autonoma ovvero per un'impresa anche non residente nel territorio dello Stato italiano. Per tali soggetti, nel caso in cui svolgano l’attività in Italia, non è richiesto il nulla osta al lavoro; il permesso di soggiorno, previa acquisizione del visto d'ingresso, è rilasciato per un periodo non superiore a un anno, a condizione che il titolare abbia la disponibilità di un'assicurazione sanitaria a copertura di tutti i rischi nel territorio nazionale e che siano rispettate le disposizioni di carattere fiscale e contributivo vigenti nell'ordinamento nazionale.

Con decreto del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con il Ministro del turismo e con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, saranno definite le modalità e i requisiti per il rilascio del permesso di soggiorno ai nomadi digitali, ivi comprese le categorie di lavoratori altamente qualificati che possono beneficiare del permesso, i limiti minimi di reddito del richiedente nonché le modalità necessarie per la verifica dell’attività lavorativa da svolgere.

Come detto i “nomadi digitali” si aggiungono alle tipologie di lavoratori altamente specializzati o peculiari per il loro tipo di attività che possono entrare nel nostro Paese al di fuori delle quote previste ogni anno dal decreto flussi. Il loro ingresso è comunque subordinato al rilascio di un nulla osta al lavoro che deve essere richiesto dal datore di lavoro.

A questi lavoratori è consentito l’ingresso in Italia al di fuori delle quote previste ogni anno dal decreto flussi.

Spetta ad apposito decreto del Ministero del Lavoro l’adozione delle modalità e dei requisiti per il rilascio del visto di ingresso, ma già dalla semplice indicazione della norma (art. 6 quinquies, D.L. n. 4/2022, convertito dalla legge n. 25/2022) si intuiscono le potenzialità di questo istituto per lo sviluppo del lavoro da remoto nel più complesso panorama della regolamentazione contrattuale, fiscale e previdenziale del lavoro a livello internazionale, tenendo conto dei suoi meccanismi di regolazione e anche di incentivazione.

Le motivazioni di tale decreto, sono rintracciabili dal nuovo trend lavorativo che si sta sviluppando globalmente, sempre più i soggetti legati da un contratto di lavoro, decidono di lavorare da remoto per progetti propri, od anche sempre più frequente è la nuova business strategy delle multinazionali le quali decidono di far lavorare i propri dipendenti da remoto, non avendo quindi costi aggiuntivi in merito al mantenimento di una sede.

Tra i requisiti da definire: il reddito minimo

Spetterà a un decreto interministeriale definire modalità e requisiti per il rilascio del permesso, comprese l’indicazione delle categorie di lavoratori altamente qualificati che possono beneficiare del permesso. Da stabilire anche i limiti minimi di reddito del richiedente e le modalità per la verifica dell’attività lavorativa da svolgere.

Di fatto un nuovo modo di vedere il lavoro e, al tempo stesso, occasione per creare uno stimolo in più per rendere l’Italia attrattiva partendo proprio dalle sue principali qualità: bellezze artistiche, culturali, paesaggistiche e, in buona sostanza, un’alta qualità della vita, soprattutto nelle piccole città.

Giovanni Costagliola
Trainee Lawyer
 

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