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Sostegni-bis e lo sblocco dei licenziamenti per le imprese
Con il Decreto Sostegni-bis verrà meno il blocco dei licenziamenti introdotto per la prima volta il 17 marzo 2020, con il Decreto “Cura Italia”: un provvedimento di carattere straordinario ed eccezionale, che ha privato quasi totalmente i datori di lavoro della libertà d’impresa.
Quale scenario si prospetta allora per gli imprenditori e le imprese italiane?
Dopo giorni di fermento tra le forze politiche in seno al Consiglio dei Ministri, è stato emanato il Decreto-legge n. 73/2021 (c.d. Sostegni bis) recante misure urgenti per il sostegno alle imprese, al lavoro e alle professioni, per la liquidità, la salute e i servizi territoriali, connesse all’emergenza Covid-19.
Limiti di accesso alla Cassa integrazione
Innanzitutto, a decorrere dal 1° luglio 2021, per i datori di lavoro (prevalentemente industria ed edilizia) che non potranno più accedere alla Cassa integrazione in deroga per COVID-19, alla Cassa integrazione ordinaria o straordinaria prevista dal D.Lgs. n. 148/2015, verrà meno il divieto; il blocco rimarrà sino al 31 ottobre 2021 per quei datori di lavoro che fruiranno dei trattamenti di integrazione salariale fruiti entro il 31 dicembre 2021. Medio tempore, restano naturalmente salve le ipotesi in deroga al divieto già previste.
Norme sull’utilizzo degli ammortizzatori sociali: il contratto di espansione, di solidarietà e di rioccupazione
Ancora una volta, l’esecutivo ha posto l’accento sull’utilizzo degli ammortizzatori sociali, quali misure volte a sostenere i datori di lavoro nella futura gestione delle crisi e delle riorganizzazioni aziendali.
Tra questi, oltre al contratto di espansione e quello di solidarietà previsti rispettivamente dagli articoli 39 e 40 del decreto Sostegni bis, vi è anche il contratto di rioccupazione di cui all’art. 41 del già menzionato decreto.
Quest’ultimo tipo contrattuale, introdotto in via eccezionale per il periodo dal 1° luglio 2021 e fino al 31 ottobre 2021, ha una portata innovativa in termini di esonero contributivo integrale dal versamento dei contributi previdenziali per un tempo massimo di 6 mesi e per un importo complessivo di euro 6.000,00 annui da applicare su base mensile. Ne appare chiara, pertanto, la finalità volta a moderare gli effetti negativi della pandemia sul mercato sull’occupazione.
Gli obiettivi del decreto Sostegni bis: rinnovazione e movimento del mercato
La previsione di tali misure pare tesa al soddisfacimento non solo dell’esigenza di supportare e salvaguardare tutte quelle aziende che abbiano l’intenzione di rinnovarsi ed assumere nuove persone, ma anche di quella volta a mantenere in costante movimento il mercato del lavoro fortemente compromesso dalla situazione emergenziale degli ultimi mesi.
Tuttavia, stante i buoni propositi, un simile intervento non pare ancora idoneo a ristorare le imprese del “sacrificio” cui sono stati sottoposti a fronte del blocco dei licenziamenti.
Le nuove misure: sblocco dei licenziamenti dal 1 Luglio per l’industria manufatturiera ed edilizia
Per di più, a seguito delle pressioni di forze politiche e sociali, il 28 giugno il Premier Mario Draghi ha riunito la cabina di regia per ridiscutere in ordine alle misure annunciate ed è stato elaborato un nuovo pacchetto, che, ancora una volta, tenta di bilanciare i contrapposti interessi. In particolare, lo sblocco dei licenziamenti, a partire dal 1° luglio, riguarderà solo l’industria manifatturiera e l’edilizia, fatta eccezione del settore tessile, della moda e calzaturiero. Per questi ultimi, tuttavia, sarà riconosciuta la facoltà di fruire della Cassa Integrazione gratuita per 17 settimane. Parallelamente, sarà prevista la possibilità di erogare ulteriori 13 settimane di cassa integrazione straordinaria a tutte le imprese appartenenti ai tavoli di crisi industriali attualmente aperti e non, che abbiano esaurito gli ammortizzatori sociali.
Quindi, se da un lato, il Governo tenta di offrire strumenti alle imprese per gestire la crisi economica, dall’altro lato, non fa altro che continuare a frenare la già lenta ripresa del Paese.
Al momento, dinanzi alla grande incertezza sul futuro del nostro Paese, non possiamo che concludere ricordando quanto sostenuto recentemente dall’economista Anastasia Bruno «La risposta sincera è che precisamente non lo sa nessuno: non il governo, non i sindacati e nemmeno le imprese».
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