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Decreto Sostegni bis e sblocco dei licenziamenti: i lavoratori
Ad un anno dall’emanazione dell’art. 46 del decreto n. 18/2020 (c.d. Decreto Cura Italia), che ha disposto il blocco dei licenziamenti collettivi ed individuali per giustificato motivo oggettivo, proviamo a fare un po’ di chiarezza sul futuro che attende i lavoratori italiani. Tale misura avrà sortito l’effetto sperato? Che cosa accadrà con l’eliminazione del divieto con il Decreto Sostegni-bis?
Privando i datori di lavoro del diritto di recesso per ragioni economiche, l’Esecutivo ha inteso evitare che, in una situazione di emergenza mondiale, vi fosse un drastico impatto sul mercato del lavoro sotto il profilo sociale ed economico e stabilizzare i livelli occupazionali pre-pandemia, cercando di mantenere un “giusto equilibrio” tra i diritti costituzionalmente garantiti, del libero esercizio dell’attività economica per i datori di lavori ed il diritto al lavoro per i lavoratori.
Tuttavia, se da un lato, il Governo è riuscito a far mantenere a migliaia di italiani il proprio posto di lavoro, dall’altro lato non v’è dubbio che abbia irrigidito ancor di più il mercato del lavoro e la situazione di stallo in cui versa l’Italia già da diversi anni.
Le nuove misure adottate con il decreto “Sostegni bis”
Ma vediamo, sinteticamente, le principali misure che vengono adottate con il nuovo decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73 (c.d. Decreto “Sostegni bis) e che dovrebbero tamponare per i lavoratori gli effetti della fine del blocco dei licenziamenti.
Le disposizioni in materia di NASPI
In primo luogo, sono state introdotte nuove disposizioni per agevolare l’accesso all’indennità di disoccupazione (NASPI) al maggior numero possibile di persone. Dunque, è confermata la possibilità di richiedere l’indennità di disoccupazione a requisiti ridotti e ne viene modificato l’importo Naspi per il 2021, eliminando fino a fine anno la riduzione progressiva dell’aiuto economico prevista per i beneficiari dalla normativa vigente. La misura è valida dal primo pagamento Naspi successivo alla data del 26 maggio 2021 (entrata in vigore del decreto sostegni bis), dunque decorre dal 1° giugno.
La proroga del reddito di emergenza
In secondo luogo, è stata prevista una proroga del Reddito di emergenza fino a settembre; l’importo dell’agevolazione rimane invariato, pertanto i beneficiari del Reddito emergenza percepiranno un contributo economico tra i 400 e gli 800 euro al mese. Dunque, potranno ricevere un aiuto fino a 3.200 euro quale sostegno al reddito.
L’introduzione del contratto di rioccupazione
Ed ancora, l’introduzione del contratto di rioccupazione in via sperimentale fino al 31 ottobre 2021 di natura subordinata ed a tempo indeterminato finalizzato ad incentivare, con uno sgravio contributivo totale, l’inserimento di lavoratori disoccupati nella fase successiva al superamento della pandemia.
L’indennità per i lavoratori stagionali
Infine, la previsione di una nuova indennità una tantum per i lavoratori stagionali, del turismo e dello sport che avevano già beneficiato della stessa misura prevista con il precedente provvedimento.
Dubbi sull’idoneità delle nuove misure del decreto “Sostegni bis”
Tuttavia, numerosi sono i dubbi circa l’idoneità di queste misure a fronteggiare il “caos” che causerà lo sblocco dei licenziamenti, soprattutto se non verranno accompagnate da ulteriori sostanziali misure nei singoli settori economici e produttivi.
Infatti, nonostante gli sforzi mostrati, il legislatore pare ancora non aver pensato ad un vero e proprio piano di politiche attive del lavoro, che crei «un sistema di ammortizzatori sociali più equo, sostenibile e capace di far fronte alle trasformazioni, nonché alle instabilità del mercato del lavoro supportando le transizioni occupazionali e attenuando l’impatto sociale delle crisi»,
In un simile scenario, è fondamentale che l’attuale nuovo governo intervenga su diversi fronti, in particolare sulle politiche attive del lavoro, dove il nostro paese è in forte ritardo, e sulle misure di sostegno al reddito per i lavoratori che andranno a subire una riduzione o cessazione del rapporto di lavoro in conseguenza dell'emergenza.
Tale inadeguatezza è stata evidenziata con forti critiche dalle forze politiche e sociali, i quali hanno spinto affinché il Governo riesaminasse le misure ipotizzate.
E così, il 28 giugno la cabina di regia, riunita da Mario Draghi, ha sciolto il nodo sulla proroga del divieto ed ha raggiunto un’intesa che verrà sottoposta domani ai Sindacati. In particolare, il Premier ed i leader di CGIL, Cisl e UIL discuteranno del nuovo pacchetto di misure che prevede lo sblocco dei licenziamenti, a partire dal 1° luglio, solo per l’industria manifatturiera e per l’edilizia, fatta eccezione del settore tessile, della moda e calzaturiero. Per i restanti settori, rimarrà invariato il termine del 31 ottobre.
Insomma, le pressioni operate da partiti e Sindacati hanno portato l’Esecutivo a rivedere le misure annunciate ed, in attesa di conoscere gli esiti nei prossimi giorni, ci auspichiamo che il Governo prosegua nell’intento di “aumentare gli strumenti di protezione e rendere meno traumatico il superamento del blocco dei licenziamenti, offrendo strumenti alle imprese e ai lavoratori per gestire le crisi”.
Il tutto nella speranza che nel prossimo biennio si assista ad una sostanziale ripresa economica del Paese con effetti trascinanti per il mercato del lavoro.
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